Quando penso ad un colore per la generazione argentina soppressa penso al bianco, candido come i progetti ed i sogni infranti delle "matite spezzate" dalle dittature militari sudamericane, candido e difficile come il bianco del Teatro di Documenti di Luciano Damiani, che ospiterà questo mio primo incontro con l'opera di Francesca Zanni.
Maria Concetta Liotta ed Umberto Bianchi sono LEI e LUI, madre desaparecida e figlio rapito, due interpreti validissimi che nella realtà hanno in comune qualcosa di forte come accade ai loro personaggi. Maria Concetta ed Umberto, non sono solo un'attrice ed un attore, sono anche una mima ed un mimo, possiedono l'arte di un linguaggio che nella mia regia vorrà avere un peso, seppur leggero.
LEI e LUI sono la metafora incarnata della perdita dell'identità, del vuoto che ne consegue, quell'assenza che per decine di migliaia di famiglie argentine è il frutto avvelenato della dittatura instauratasi il 24 marzo del 1976 e rimasta al potere fino al 1983: in quell'anno i militari fecero un passo indietro, garantendosi l'impunità e consegnando chiavi in mano alla nuova democrazia un paese "ripulito".
LEI e LUI hanno vitalità diverse, dinamica la prima, abulico ed annoiato il secondo. A Lui è stata negata la possibilità di ereditare dalla madre vera la facoltà di sognare: nato in un campo di prigionia clandestino venne affidato al carnefice della giovanissima madre naturale, rapita e detenuta dalla "repressione illegale", i corpi speciali dei golpisti argentini preposti al genocidio degli
oppositori.
LEI e LUI sono sulla stessa scena, vivono su linee temporali diverse e a lungo non possono vedersi: la violenza subita e scoperta dopo anni li costringe ad avere atteggiamenti diversi ed idee opposte su molti aspetti della vita quotidiana e nelle manifestazioni dello spirito.
TANGO però non è solo uno spettacolo di denuncia storica, è anche uno spaccato sui frutti avvelenati di quel tipo di educazione familiare mirata ad infondere nei figli il solo valore dell'opportunismo. Questa componente psicologica innerva tutto lo spettacolo come se ne fosse la spina dorsale.
Se LEI, scaricata viva nell'oceano nel 1977 con i "voli della morte", potesse veramente osservare il figlio come è oggi, ne maledirebbe i finti genitori per averne fatto un infelice incapace di amare.
Luca Milesi
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