Pupa e Orlando sono i protagonisti della scena, due straccioni, indomabili e miserabili cantastorie, sempre in movimento, alla ricerca di un piazza per radunare il pubblico, magari inseguendo un piatto di pasta nel retrobottega di un localino disposto a farli suonare e cantare per pochi centesimi di mancia. Lei bellissima e puttana, detentrice dei più caldi segreti del mestiere più antico del mondo, lui sapientemente figlio di puttana, sempre alla ricerca di una qualche personalità disposta a sceneggiare per la televisione la tristissima storia di un bambino, loro figlio, che felicemente guarda dai vetri di un balcone altri bambini giocare allegri in una piazza.
FOEMINA RIDENS celebra il mito delle millenarie "maschere" siciliane, facendone di ognuna la pirotecnica protagonista dei vari personaggi via via
interpretati da Orlando e duellanti con Pupa, fino all'ultimo scontro in tribunale dove si consuma la liturgia di una giustizia millenariamente a senso unico.
La mafia non e' l'unica bensì una delle maschere che agitano Foemina Ridens, scritto nel 1980, quando Giuseppe Fava era all'apice della sua carriera di autore, scrittore, giornalista e regista.
"Io ho un concetto etico di giornalismo. Ritengo infatti che in una società democratica e libera quale dovrebbe essere quella italiana, il giornalismo rappresenti la forza essenziale della società. Un giornalismo fatto di verità impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità... pretende il funzionamento dei servizi sociali... impone ai politici il buon governo".
Gli hanno sparato addosso la sera del 5 gennaio 1984 davanti al Teatro Verga di Catania.
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