Personaggio A
… voi non potete avvertirla, occorre farci orecchio e studiare a lungo per
poterci arrivare. Con un minimo di sforzo ce la si può comunque fare. Parlo
di lei: dell’immensa poesia che si può ascoltare lungo le strade della città.
Non la si può avvertire a tutte le ore: c’è un preciso riferimento orario che
non và trascurato, ma questo fa inevitabilmente parte del gioco.
La bellezza,la plasticità di questo suono
vi ripaga da ogni sforzo che commetterete per
raggiungerlo. Io sono sicuro di vederlo anche nei visi che mi passano
accanto, lungo il percorso abituale. Perché voi non percepite il gusto di fare
la stessa strada allo stesso orario, ogni volta che ce n’è bisogno?
E se questonon è possibile, ci vuole
un attimo: si mandano indietro le lancette
dell’orologio al punto in cui noi vogliamo. Ed allora la città sara lì pronta ad
accogliervi e non mancherà proprio nulla alla perfezione. Non c’è niente di
meglio che trovare ogni cosa al suo posto. Ma attento! Mai un attimo di
distrazione! Mai un getso compiuto con superficialità, senza pensarci…
Sarebbe fatale! Un danno veramente irreparabile! Non vi tragga in inganno ilminimo desiderio di mutare un singolo particolare, qualcosa che
non viconvince. Se eseguirete tutto questo senza esitare, sarete ad
un passo dallaverità ed allora questa forma di poesia, “LA” forma
di poesia, vi sipresenterà in tutto il suo splendore. La poesia degli orologi
lungo le strade.L’orologio di chi vi passa accanto, con la macchina o
con il motorino oppure,semplicemente, a piedi. La poesia di quelli che stanno sull’autobus e visfiorano sottovoce, perché quando si è su un mezzo pubblico – e si è in parecchi – occorre fare realmente piano, altrimenti si diventa realmente un
ordigno esplosivo. La poesia dell’orologio di chi è a piedi. Sintonizzatevi!
Quello è il momento, irrinunciabile, la vostra “ora blu”, il vostro territorio
promesso, l’orgasmo della vostra liberazione…
Tutta la città è avvolta un quelsuono, scorre
mantenendo fede a quei piccolissimi intervalli di tempo e noi
con lui. La grande, irrefrenabile poesia di tutti gli orologi. E noi un tutt’uno
con loro. Ho finito, buonasera!
EVIDENZA.
Per un omaggio a Samuel Beckett un caloroso insulto all’indifferenza.
Evidenza è un urlo contro l’indifferenza che avvolge il mondo…uno spettacolo che non lascia spazio a mediazioni o a compromessi. Parole come macigni, ma prive di costruzioni sceniche che generino sicurezze in chi le ascolta. Il pubblico è coinvolto, provocato, messo di fronte alla brutalità del mondo reale nel suo più squallido manifestarsi, senza poterne prendere le distanze.
A nove mesi di distanza dallo spettacolo Enter, che ha dato nome alla Compagnia, siamo di nuovo a confrontarci con una scrittura che taglia tutti i ponti con le regole del plot tradizionale, per portare sulla scena dei sopravvissuti: è un orizzonte desolato a fare da sfondo quando si alzano le luci sulla scena, gli attori sono delle maschere tinte qua dalla rabbia impotente, là dalla dalla malinconia e dal senso di vuoto generati dalla distruzione dei valori. Dei sopravvissuti che pur non avendo alcuna soluzione fra le mani non possono fare a meno di sperare.
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