TEATRO - ABBIAMO VISTO “ANDUMA” AL TEATRO TORDINONA

giovedì 13 giugno


ANDUMA

Schegge di memoria salutano l’estate.

Scritto, diretto e interpretato da 

Luca Milesi

Aiuto regia  Maria Concetta Lotta

Videomaker  Francesco Sotgiu

Ufficio Stampa Rocchina Ceglia

Dedicato a Monica Brizzi

Scrive Luca Milesi :

“Anduma Luca! La strada è lunga..."

“Quando mio padre usava quell'espressione... dovevo sbrigarmi. Anni prima invece la fretta si era occupata di lui. Giusto il tempo di rubare il significato di Anduma poi di corsa, le gambe in spalla, per scappare dai mitragliamenti dei caccia o dalle retate dei nazifascisti. Quando d'estate guidava verso la spiaggia ogni albero della Via del Mare prendeva il nome di un amico che con lui, al tempo, era stato costretto a giocare alla roulette russa con la grande consolatrice. Avveniva un miracolo però, lo stesso che un tempo gli aveva salvato la pelle: la sua voce tranquilla liberava quei racconti dal grigio della morte, trasformandoli in una Memoria a schegge. Ecco perché non li ho mai dimenticati. Riemergono quando meno me l'aspetto, per farmi compagnia, anche ora che il padre sono io. Magari in una giornata di mare con mio figlio sull'altra sponda dell'Italia, dove il sole nasce e non affonda. Sono così vividi da sembrare freschi di giornata, la stessa giornata, quella di Anduma!”

Lo spettacolo è appunto un espandere i ricordi, quelli dei genitori e quelli di un tempo, quello dell’infanzia, in cui l’autore ascoltava e partecipava di eventi più lontani ancora. E Luca Milesi lo seguo nel suo raccontare, mi tiene sveglio e in vita. Per alcuni motivi. Il primo è che rimanda anche alla mia infanzia, quando alla fine degli anni 50, primi anni 60, anch’io avevo fame dei racconti di guerra di mio padre e di mia madre. E ancor di più’ mi riporta alla memoria quelle domeniche verso il mare, le strade e i mitici eventi: La Via del Mare, la Colombo con i suoi pini e quei tersi cieli estivi, il benzinaio, le frittate sotto l’ombrellone, tutta quella gente che scendeva dal trenino della Roma-Lido. Ricordi di un periodo che si sarebbe voluto che durasse per sempre. Forse perché , pur essendo la memoria della guerra, con i suoi orrori, ancora vicina, la gente sembrava cosi schietta e felice per il semplice fatto di essere viva.

Il secondo motivo per cui lo seguo è che gli attori sono dei raccontatori di storie. Da sempre tramandano oralmente racconti che spesso attraversano il tempo. E Milesi racconta con passione, umiltà e generosità.

Il terzo motivo è che vado via con la sensazione di aver ricevuto qualcosa, dell’umanità.

Sono un regista, un attore ed un insegnante, ma rimango soprattutto uno spettatore. Anche se conosco i meccanismi dello spettacolo e riconosco cosa c’è dietro quello che mi viene presentato, anche se posso vedere alcuni limiti della tecnica, quello che mi convince sempre è l’umanità , la generosità e la semplicità in scena. Forse perché sono qualità sempre più rare, forse perché mi permettono di aprirmi allo stesso modo come spettatore. E forse , perché in fondo, questo cerco dal teatro. Di essere riportato alla mia umanità.


Danilo Ferrin

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